martedì 18 ottobre 2011

Politecnico Days

Il Politecnico di Milano è articolato in 9 Scuole, ognuna delle quali raggruppa corsi di studio - di diverso livello e attivi in uno o più poli territoriali - afferenti a ambiti disciplinari affini.


Architettura e Società
Architettura Civile
Design
Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale
Ingegneria dei Sistemi
Ingegneria dei Processi Industriali
Ingegneria Industriale
Ingegneria dell'Informazione
Ingegneria Edile/Architettura

Io personalmente sono nella Scuola di Architettura e Società, dove i corsi offerti sono:


La mia specialistica, Pianificazione Urbana e Politiche Territoriali (PUPT), è pensata per chi alla triennale ha fatto Urbanistica. Non mi chiedete quelli di Ambientale o quelli di Produzione Edilizia che fine facciano, perché non lo so! 

Fatto sta che io mi sono laureata in Scienze dell’Architettura, e secondo la loro logica mi sarei dovuta iscrivere solo alla magistrale di Architettura. 
Invece ho deciso di fare Pianificazione. 
Motivo per cui hanno carinamente deciso di darmi 3 integrazioni curricolari (24 crediti in totale, bastardi) per “avere una base” simile a quella dei miei colleghi. 
Adesso, quindi, sto seguendo 3 corsi della Triennale di Urbanistica e 2 della Magistrale (ciò implica che manco ho cominciato e già sto indietro con gli esami!)

Tutto questo pippone di premessa per dire che spesso e volentieri mi ritrovo in aula con bambocci del ’92 al primo anno. Che vergogna ‘-.-

Ad Urbanistica tutti hanno un’ammirazione reverenziale per gli Architetti, e inizio a capire perché. In questa triennale fanno esami simili fra loro, molto teorici, e non usano né AutoCad né Photoshop né altro… non sanno fare progetti di abitazioni, negozi, musei, impianti (vabbè, questi ultimi manco io, ma per mia colpa) e non si dilettano con Concept, Plastici, Tavole, Layer e chi più ne ha più ne metta.

Le lezioni della Triennale sono estremamente teoriche –azzarderei un “filosofiche”- e parecchio ripetitive. Per chi lo conoscesse, direi che siamo nel regno di Giovanni Caudo (prof. Di Urbanistica a Roma Tre, il mio grande amore) …anzi, lui qui verrebbe quasi considerato uno troppo “pratico”!

La cosa divertente è che invece i professori sono tutti Architetti successivamente specializzati in Urbanistica, e quando spiegano mettono in continuazione frasi come 
“Se voi foste architetti probabilmente fareste caso a …” oppure “Un architetto a questo punto saprebbe come fare…” o ancora “Vi spiegherei anche questa cosa, ma tanto non fate architettura” ecc. ecc.
Ed io mi sento molto pheeega!

Parliamo invece delle lezioni della specialistica. Qui c'è del bello, lo ammetto.

I corsi sono in inglese, tenuti da professori italiani che parlano inglese.
I miei colleghi sono per il 70% stranieri. Ci sono degli americani che già mi stanno sulle balle: sempre in prima fila, sempre a fare interventi con tono di contestazione, ma soprattutto INTERVENGONO  IN CONTINUAZIONE  e PARLANO NEL LORO FOTTUTISSIMO SLANG INCOMPRENSIBILE
Passi per la lezione in inglese (anche se i miei appunti fanno ridere, frasi in mezzo inglese e mezzo italiano), ma anche l’intervento del secchione che parla il suo dialetto simil-inglese... NOOO!
“mai consdrèscn’baut di text is a soootov desk’ssion’baut de prn’sipals tiiims of di aaagumn’t”
(trascrizione fonetica di “my consideration about the text is a sort of discussion about the principal themes of the argument”

...sembra di vedere uno di quei telefilm americani sui college in lingua originale.
Peccato che non ci siano i sottotitoli.
E peccato anche che tutti gli altri stranieri li capiscano alla perfezione! (quindi se chiedi di ripetere slowly sembri un ignorantone).
Voglio i sottotitoli!!!

Ovviamente, per ironia della sorte, il corso è strutturato per essere un continuo dibattito fra gli studenti sui temi presentati dai professori. E ovviamente gli articoli da commentare sono robe filosofiche in inglese. Olllè!

Ora, giusto per allietarvi la vita, vi copio-incollo un minuscolo estratto del sobrio e leggero articolo che abbiamo commentato oggi.
“The communicative model draws on two philosophical approaches— American pragmatism as developed in the thought of John Dewey and Richard Rorty and the theory of communicative rationality as worked out by Jürgen Habermas. The two strands differ somewhat in their methodologies. Neopragmatism tends toward empiricism, with its exemplars searching for instances of best practices within planning from which generalizations can be drawn.”

-per la sobria lunghezza di 29 pagine in pdf!
Insomma, ‘na pesantata totale.

Oltretutto fuggire dalle aule è IMPOSSIBILE. 
I geniali progettisti delle aule hanno messo la porta di ingresso di fianco al professore. 
E qui i professori salutano chiunque entri o esca “Buongiorno! Arrivederci!”
E in aula siamo troppo pochi per confonderci. AIUTO!

Per finire, le aule sono molto fighe, senza dubbio. Ma le sedute sono scomode, cazzo, scomodissime! Manco un sonno tranquillo me posso fa!


Detto ciò vi saluto dall’alto della mia nordicità (e dall’omogeneo triste grigiore di questo cielo milanese) e ripeto: mannaggia alle brioches!

P.S. Stamattina sono stata nuovamente “corretta”
“Un cornetto semplice, per favore”
“Voilà signorina, ecco la sua brioche vuota!”

1 commento:

  1. La porta vicino al prof e le sedute sono genialate.. io, o scappo a metà lezione, o dormo! così invece potrei davvero seguire le lezioni! ahahahahhahaha cmq per il resto dico solo "che pezza" e alla cretina del bar tirerei il CORNETTO in faccia! (sceglilo alla nutella che si appiccica meglio)

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