mercoledì 26 ottobre 2011

Stranezze Milanesi #1

Ho messo la specifica “#1” perché sono fermamente convinta che questa città nasconda molte più stranezze di quelle che posso aver notato io in così poco tempo. E poi c’è anche da dire che non ho girato molto, causa lezioni universitarie, se si escludono i giri per cercare la casa. 
Per ora quindi beccateve queste chicche!

#1 La notte del lavaggio strade
A Milano ogni strada viene lavata una volta a settimana, di notte. E in quella notte c’è il divieto di sosta per tutte le macchine, con mega multone per chi se ne dimentica! Addirittura esiste un servizio in abbonamento che ti manda un sms-promemoria per ricordarti di spostare la macchina ‘-.-


Ma ‘ndo la mettono la macchina questi? Beh, si sono inventati una soluzione geniale: il giorno della pulizia strade parcheggiano sul marciapiede! Ed è un’abitudine tollerata da tutti, vigili compresi: in pratica se la macchina viene lasciata lungo la strada ti fanno la multa, mentre se la parcheggi sul marciapiede no.
Comunque c’è da dire che il problema del parcheggio a Milano è pesante (stanno messi peggio di Roma, giuro!), quindi spesso e volentieri le macchine le parcheggiano su due file: una ad incastro sul marciapiede, ed una normale a lato del gradino. Allego foto, che rendono meglio l’idea!





#2 La viabilità umana


Nella atletica arte dello slalom umano a velocità elevata (in cui sto diventando una campionessa) ho notato che se sul marciapiede chiedi scusi! oppure permesso! per passare tutti si voltano inviperiti, manco li mandassi a quel paese. E ti guardano pure mezzo storto!
Se invece usi la tecnica di sfondamento nessuno trova niente da ridire. Bah.

#3 Il gelato


Qui il gelato (non che ne abbia mai preso uno, ci sono 7 gradi lì fuori!) si paga a gusti. 
Cioè, a me sembra assurdo, ma non c’è la differenziazione tra cono piccolo, medio o grande…dipende tutto da quanti gusti ci vuoi mettere! E i prezzi sono comunque alti, si parte da 1.50 € per un gusto solo nelle gelaterie più economiche e si va a salire a seconda del numero di gusti. E il cono piccolo milanese è comunque molto più piccolo del cono piccolo romano. Oh!

 

#4 I tre bacetti


Qui si danno tre bacetti sulla guancia! Cioè, in realtà non so se è un’usanza di tutti i milanesi o solo di quelli che vengono dall’hinterland (a Roma diremmo: quelli fuori dal Raccordo), perché finora non ho ancora salutato con il bacetto un milanese doc. Ovviamente le mie figure di merda si sprecano: abituata a dare due bacetti sulla guancia, mi allontano automaticamente lasciando l’altra persona con la guancia esposta (e con annessa espressione ebete e un po’ perplessa)!

Comunque anche in questo caso la sanctissima atque reverendissima Wikipedia (sempre sia lodata!) dà ragione a noi romani.
“In
Italia il bacio è diffuso come forma di saluto soprattutto tra parenti, in particolare tra coloro che non si vedono molto frequentemente. Generalmente ci si scambiano due baci. Il bacio singolo è invece più informale e viene usato quando ci si vede quotidianamente, soprattutto tra membri della stessa famiglia.” (non mi credete? Click!)

#5 Elefanti in città


Milano è invasa da piccoli e adorabili elefantini colorati, sparsi in tutta la città. 


L’iniziativa, chiamata Elephant Parade, ha un doppio scopo benefico. Mira a salvaguardare la sopravvivenza dell'elefante asiatico, specie a rischio di estinzione, e raccogliere fondi per Telethon. Quindi girando per strada ci si imbatte in una moltitudine di riproduzioni di cuccioli di elefanti a grandezza naturale dipinte da artisti famosi ed emergenti.



>>> QUI <<< una galleria d’immagini con i più “famosi”


#6 Tombini in via Montenapoleone

Come appena ho raccontato degli elefantini, un’altra installazione d’autore ha catturato la mia attenzione: si chiama “Sopra il Sotto – Tombini Art raccontano la Città Cablata”. L’altro giorno passeggiavo per via Montenapoleone (la via Condotti di Milano, per intenderci) e ho notato una serie di tombini smaltati e colorati…

  

ora ho scoperto che si tratta delle opere di cinque urban painter provenienti dalle capitali della street art: Milano, Berlino, Parigi, Londra e New York. Come dicono sul sito dell’iniziativa, “Un modo diverso di fruire l’arte che per una volta non sarà attaccata su una parete, ma si potrà addirittura calpestare.” 


#7 Numeri Austriaci

Durante la dominazione austriaca tutti i palazzi di Milano furono numerati, con un ordine a spirale che partiva dal Palazzo Reale per arrivare fino ai bastioni. Alcuni di questi numeri esistono ancora, e mettono un po’ di confusione a volte!

martedì 25 ottobre 2011

La Ricerca di una casa #2


Eccoci finalmente giunti al secondo capitolo della simpaticissima attività in cui mi sono dilettata in queste due settimane milanesi.


È vero anche però che ho avuto diverse vicissitudini che mi hanno portato a rimandare il momento della scelta (ho rincontrato una mia ex compagna di classe e abbiamo deciso di abitare insieme:  quindi da che cercavo un solo posto letto, il target è diventato “stanza doppia con entrambi i posti liberi o mini-appartamento”).

Fatto sta che abbiamo finalmente trovato due valide soluzioni, e quindi appena avremo la conferma (a giorni) leverò le tende dalla casa della mia pazientissima amica che mi sta ospitando (e le farò un monumento!).

Girando per case mi è capitato davvero di tutto. Qualche esempio?

Vabbè, la frikkettona di Architettura in una casa dove non ci sono scrivanie né lavatrici (I panni dove li lavate? C’è la lavanderia a gettoni! Ah, come in America! No, ti prego, non mi nominare l’America perché li odio quei capitalisti bastardi. Ok, senti, per la scrivania…fai architettura, il PC come lo usi? Mi sono rubata una tavola di compensato e lo uso sul letto – aaaah, allora sì) dove però c’è una coltivazione di cannabis sativa in balcone e “stiamo sempre a fare feste e cene tutti insieme” (no, grazie, ho passato quella fase, mò voglio solo concludere questa specialistica).

Poi  c’è stata la stanza doppia che avrei dovuto condividere con un’altra ragazza che mi ha detto subito: “se per te non è un problema una settimana si e una no c’è la mia ragazza che dorme con me nel letto”. Eh, già stanza è piccola, poi dormiamoci pure in 3 no?

Poi ci sono centinaia di stanze in zone veramente tremende di Milano, roba che “manco il casilino 23”…come il simpatico appartamento che abbiamo visto oggi, tra l’altro sotto una insistente pioggerellina monotona che rendeva il tutto davvero molto underground (ma nel senso letterale: sottoterra nell’animo e nell’apparenza) e con la padrona di casa che ha avuto il coraggio di proporre un prezzo esorbitante! (tra l’altro l’appartamento era davvero un buco e troppo fuori mano!)



Abbiamo anche cercato tramite agenzia, ci sono dei bilocali carini a 600€, tentar non nuoce…peccato che la ragazza inviata dall’agenzia si fosse dimenticata di avvisare gli inquilini attuali dell’appartamento (una giovane coppia), che stavano mangiando e si sono ritrovati in casa due ragazze fradice dalla testa ai piedi che hanno infangato tutto il parquet con le scarpe…e fra l’altro, non sapendolo, ovviamente avevano lasciato tutto in disordine, il letto da rifare, i piatti nel lavandino…vabbè.

Chiudo con la chicca dell’appartamento di stamattina, dove c’era un modernissimo impianto di riscaldamento a gas…una cosa che forse è uscita di produzione da mezzo secolo, più o meno, e avevo visto solo nelle case vecchissime in campagna da mia nonna!


Ovviamente ce ne sono state alcune carine con prezzi accettabili, che infatti sono nella mia top 5…a breve i risultati di quest’ardua scelta! Non voglio parlare troppo presto, ma forse forse è finita la "tortura"...

...ma che freddo fa?


Giuro che ho provato in ogni modo ad impostare questo post in maniera poco polemica o lagnosa, anche perché prima o poi qualcuno mi dirà: “ma che diamine ci sei andata a fare a Milano se poi devi stare sempre a lagnarti?!”

Ma non ci sono riuscita. 
Purtroppo, ogni volta che ci penso o che metto il naso fuori casa, è sempre la stessa solfa: “Ma come cazzarola fanno a vivere con questo gelo?”.

Cioè, io credo fermamente che la razza umana debba tendere allo “star bene”. Come è venuto in mente a quei cavolo di uomini dell’antica Gallia, o ai Celti, o ai Vichinghi, o chi cavolo per loro, di stanziarsi in posti così freddi?
Non dovevano essere il massimo dell’intelligenza.
Infatti gli antichi Romani (che discendevano da un popolo assai più intelligente, dal momento che si era stanziato in un luogo dal clima perfetto come Roma) non ci hanno messo poi molto a conquistarli. Poi ci hanno fatto un bell’accampamento, e adesso, dopo 2000 e passa anni, c’è questa allegra città di Milano.

Quello che mi chiedo io è: come fai a vivere una città dove si sta bene solo al chiuso? Ovviamente, te la vivi molto di meno. E quindi è logico che non si siano creati spontaneamente dei punti di aggregazione (come piazza Trilussa o Campo de’Fiori a Roma).

Ok, diciamo che non è solo questo il mio problema esistenziale qui a Milano, anche perché se ci fosse Trastevere mancherebbero comunque tanti altri elementi… il mio problema è trovare la forza di uscire di casa. 


Secondo me è una violenza psicologica, non ce la faccio!
Sono qui da 2 settimane, e di prima mattina c’è sempre questo cielo color grigio (grigio n°9 nella paletta di AutoCad), con una luce bianca accecante che fa tanto “settimana bianca” (taaaanto carino, se non fosse che siamo ad ottobre e siamo in città), e un freddo umido che ti entra nelle ossa. (Vabbè, siamo onesti e diciamola tutta: io sono estremamente intollerante al grigio, più che al freddo. Tutto sommato a Roma d’inverno non è che ci siano propriamente i caraibi, ma il cielo è terso e sembra un mondo migliore)


Non lo so come farò ad affrontare questo inverno, ho seriamente bisogno della luce del sole. Probabilmente svaccherò, a forza di produrre serotonina solo grazie alla nutella!


P.S. Sono due giorni che piove una “gnagnarella” stupida e che ho una febbretta insulsa. 
‘a riuscimo a fa na cosa fatta per bene?!

Nada - Ma che freddo fa






domenica 23 ottobre 2011

Luci della Centrale Elettrica - Nei garage a Milano Nord

I semafori cominciavano a lampeggiare 
centimetri tra le nostre bocche con un contratto andato a male 
le istruzioni per abbracciarsi 
e per ballare negli scompartimenti delle metropolitane 
sarà l’effetto serra il nostro carcere speciale 
le fotocopie del cielo milanese 

che Milano era veleno, che Milano era veleno 
era un deserto al contrario 
un cielo notturno illuminato a giorno 
da stelle cianotiche da stelle con tuo nome 
le insegne luminose e i tifosi violenti 
arruoliamo i brigatisti, arroghiamoi brigatisti, arruoliamo i brigatisti. 

Nei bar deserti sui navigli 
la curiosità ci divorava 
e staremo ad abbaiare a questo cielo da rottamare 
abiteremo in un centro sociale affacciato sulle discariche e sul mare 
ma lavoreremo ancora in nero 

Milano era veleno, Milano era veleno 
era un deserto al contrario 
un cielo notturno illuminato a giorno 
da stelle militanti da stelle deficienti 
dalle p-38 caricate a sale 
Milano da bere - Milano da pere 
amori interinali e poliziotti di quartiere 
nei bar deserti i navigli 
per ammazzare il tempo ci siamo sconvolti, per ammazzare il tempo ci siamo sconvolti 
per ammazzare il tempo ci siamo sconvolti, per ammazzare il tempo ci siamo sconvolti 
nei garage a Milano nord, nei garage a Milano nord 
nei garage a Milano nord, nei garage a Milano nord. 

Chi odia i Terroni. Chi ha crisi interiori. 
Chi scava nei cuori. Chi legge la mano. 
Chi regna sovrano. Chi suda e chi lotta. 
Chi mangia una volta. Chi gli manca una casa. 
Chi vive da solo. Chi prende assai poco. 
Chi gioca col fuoco. Chi vive in calabria. 
Chi vive d’amore. Chi prende i sessanta. 
Chi arriva all’ottanta. Chi muore a lavoro. 
Chi muore a lavoro. Chi muore a lavoro. 
Chi muore a lavoro. Chi muore a lavoro. 


venerdì 21 ottobre 2011

Boris - troppo firzzante, nè?

Oggi non c'ho voglia di scrivere, lascio parlare la puntata di Boris 3 in cui René Ferretti e la sua troupe si trovano negli studi milanesi di "Troppo Frizzante"...



Settimana Della Comunicazione



Azz, c'è stata la Settimana Della Comunicazione a Milano (sì, qui in pratica è sempre la Settimana Di Qualcosa) e me la sono persa... però in giro sono rimasti un po' di cartelloni, che ho trovato davvero divertenti. Linko!
---> Graphic ADV in Milano (click!) <---


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Brunori SAS - Rosa

Rosa, non piangere, dai 
anch'io mi voglio sposare 
è che senza un lavoro
non si tira a campare...
 
Devo prendere il treno 
per andare a Milano, a Torino, A Bologna, 
insomma devo scappare, 
che qui in Calabria non c'è niente, 
proprio niente da fare, 
c'è chi canta e chi conta e chi continua a pregare...
San Francesco sopra il letto 
e sul cruscotto c'è la madonna di Pompei, 
sopra la 126...
 
Rosa non ti preoccupare, 
non è mica la luna, 
vado a fare fortuna 
e poi ti torno a pigliare... 

E ti compro una casa,
una macchina, un forno, 
poi ti porto anche al mare. 
Busta paga, contributi, documenti e codice fiscale, 
nonostante la nebbia non si sta poi così male. 
Sant'Ambrogio da Milano 
e sopra il Duomo c'è la Madonna di Pompei, 
a me mi pare proprio lei...

Rosa tra un anno si sposa, tra un anno si sposa e si sposa con me
Rosa tra un anno si sposa, tra un anno si sposa e si sposa con me

Rosa prepara il corredo, 
che ho trovato una casa, 
manca solo la sposa, 
la cucina e l'arredo. 

Centottantotto cambiali, trattamento di favore, 
se lavoro sedici ore al giorno, ce la posso fare. 
Tu pensa alle bomboniere 
e alla roba da mangiare 
ed avverti pure il prete che ti porterò all'altare. 
Pace in terra gloria in cielo 
e sopra un velo, c'è la Madonna di Pompei, 
mi pare tale e quale a lei...
 
Rosa tra un mese si sposa, tra un mese si sposa e si sposa con me
Rosa tra un mese si sposa, tra un mese si sposa e si sposa con me

Rosa i guardi un po' strano, 
15 ore di treno, sono appena tornato 
e non mi dici "ti amo". 
Forse è per via della mano, 
te l'avevo già detto, 
lavoravo alla morsa 
e per fare di corsa l'ho lasciata a Milano. 

E certo che ho perso il lavoro! 
Sono invalido civile, 
non so neanche che vuol dire 
ma mi danno la pensione. 
Piuttosto dammi una spiegazione: 
sulla partecipazione ci deve essere un errore, 
ci hanno scritto un altro nome... E non è il mio! 
E non è il mio! 
E NON IL MIO! 
ROSA! 
ROSA!
 
Rosa domani si sposa, e vestita da sposa, non si sposa più con me
Rosa è vestita da sposa, è vestita da sposa ma non si sposa più con me 

Bacio, bacio, bacio, bacio, bacio, bacio, bacio, 
BACIO! BACIO! 
BACIOOOUH !!!


giovedì 20 ottobre 2011

A Milano...

A Milano se vai di fretta non ci sono persone/oggetti contundenti che ti intralciano il cammino. Milano è frenetica, è attiva, è VIVA. Perfino le vecchiette conservano una certa agilità.
Può essere un difetto, è vero,tutta questa frenesia.
Ma anche un grandissimo pregio: non ti annoi, non ti “abbiocchi”, non ti innervosisci a fare lo slalom fra mille ostacoli. Se vuoi arrivare da qualche parte non devi contare per forza un’ora di spostamento.



A Milano le persone non attaccano facilmente bottone con gli altri passanti, come succede sempre invece alle fermate dell’autobus a Roma. Anche questo può essere un difetto, ma anche un pregio se vuoi ascoltare la tua canzone preferita con l’mp3 senza rotture di balle. Più che altro, la definirei una caratteristica, che soggettivamente può piacere o non piacere.


A Milano i corsi all’università sono seguiti e partecipativi, gli studenti interagiscono, i professori rispondono e sono aperti ad ogni esigenza. 
Non puoi seguire? C’è il materiale online, aggiornato poche ore dopo la lezione. 
Vuoi chiedere spiegazioni? Te le danno senza problemi. 
Il rapporto professore-studente è più “paritario”: lui non sta in cattedra altezzosamente ad elargire conoscenza in modo distaccato, ma si premura che i suoi studenti capiscano, vuole sapere le loro opinioni. 

La forma mentis di chi esce da questo Politecnico gode di una maggiore autostima: un laureato qui non pensa “eh, il mio progetto è una merda, ho sculato il voto”. Un laureato qui ha già avuto modo di affermare la sua personalità, le sue scelte progettuali, le sue opinioni.


A Milano, in segreteria ti risolvono i problemi.


A Milano fa freddo, ma sono anche attrezzati per poterci convivere.


A Milano c’è il sole molto più spesso di quanto noi romani possiamo pensare. A Milano non c’è quasi mai la nebbia. Semmai c’è un cielo grigio/bianco, che –devo ammettere- non è proprio il massimo della vitalità. Ma non ci sono i temporali tropicali di Roma, semmai una blanda pioggerellina (che sì, dura per giorni interi, ma almeno non manda in tilt la città).


A Milano ci sono grandi viali alberati, quelli che in urbanistica vengono definiti Boulevard. Certo, non ci sarà Villa Ada, Villa Borghese, il laghetto dell’Eur…ma non è tutto così grigio come pensiamo.


A Milano moltissime persone girano in bici.


A Milano tutto sommato si sta bene.

E’ vero:
a Milano non c’è Trastevere con i suoi vicoli e con i suoi personaggi,  a Milano non si respira la Storia millenaria,
a Milano non ci sono i colori e il calore della Capitale,
a Milano non c’è la “shallanza”.

Meglio così: se a Milano ci fossero anche tutte queste altre cose sarebbe una città perfetta… ma tutto sommato non sarebbe Milano. Che invece inizia a piacermi così com'è.

Ed è così bello sapere che, a 500km da qui, c’è un altro posto – anche questo ben lungi dall’essere perfetto, ma così profondamente legato al mio cuore, nonostante i suoi difetti – che mi aspetta sempre a braccia aperte. 
Mi manchi, Roma!

mercoledì 19 ottobre 2011

La Questione Trasporti Pubblici

Ce sei mai stato in mezzo ar traffico de Roma?Ce l'hai presente, lo sai come funziona?[...] Dei mezzi pubblici so' tutti fobici pe' via der prezzo e della tempestività
Infatti l'autobus vanno lentissimi, solo 'n pochetto più veloce ce va er tram
Poi c'è la metro, bona anche quella! Solo due linee: la terza è la più bella!
Rimane er treno: sempre gajardo! Pare fatto apposta pe' chi vo' arrivà in ritardo!
Beh, quello dei mezzi pubblici è un signor argomento di conversazione per i cittadini romani.
Quando poi di punto in bianco questi cittadini romani si ritrovano a vivere nel nord-che-lavora/nord-che-produce, gli spunti di riflessione cambiano drasticamente punto di vista.


I MILANESI E LA PUNTUALITA’ 

Secondo le statistiche dell’ATM (Azienda Trasporti Milano) il 79 % degli autobus/tram arriva puntuale alla fermata, rispettando gli orari scritti sulla palina. Nonostante tutto, c’è anche chi ha il coraggio di lamentarsi (evidentemente non sono mai stati a Roma! Noi manco ce l’abbiamo una palina!) 

Qui sanno perfettamente l’orario in cui passerà il bus, ma soprattutto… sanno quando arriverà a destinazione! E ovviamente un minimo ritardo causa scompensi devastanti sull’equilibrio psicofisico nella loro esistenza. 

Ogni tanto provo ad immaginare se questi personaggi si trovassero casualmente catapultati a Roma, fra i continui lavori stradali (e qui ci sarebbe da aprire una parentesi sull’intelligenza di chi li coordina in modo che coincidano perfettamente con le giornate “di punta”, come ad esempio il rientro dalle vacanze o i periodi di shopping natalizio…), le manifestazioni, gli scioperi, le macchine in doppia fila, gli incidenti, le ore di punta, gli eventi atmosferici… non credo che sopravvivrebbero più di qualche ora (giusto il tempo di riuscire a salirci, se fortunati, sull’autobus). 




I MILANESI E GLI SCIOPERI 


Proprio oggi a lezione una tipa alza la mano e fa: “Professoressa, venerdì è previsto lo sciopero dei mezzi, per questo credo che ci saranno degli assenti!” 
(Dentro di me: Ma che cazzo lo dici a fare?! a Roma facciamo molto prima: non ci presentano proprio, a maggior ragione neanche c’è l’obbligo di frequenza a questo corso!)
…e la prof.: “Adesso parlo con la mia collega, se possibile rimandiamo la lezione, magari recuperiamo fuori orario un altro giorno! In caso mandiamo un avviso sulla vostra mail del Politecnico”

Ok, qui stanno fòri. Cioè, ovviamente è ammirevole la dedizione sia degli alunni che della professoressa, ma il mio primissimo pensiero è stato “se a Roma sospendessero una lezione ogni volta che c’è uno sciopero…farebbero prima a fare lezione via Youtube direttamente!” 

I MILANESI E LA DENOMINAZIONE DEL MEZZO 

Ho dei seri problemi con gli articoli determinativi dei mezzi pubblici in questa città: quando chiedi indicazioni, non ne specificano la categoria…è sottointesa. 

- “LA” indica gli autobus: <Prendi LA 91, cambia con LA 54>. A quanto pare questo succede perché è l’abbreviazione di “la linea 54”
(ma vi immaginate a Roma, quando c’era il famoso 38 barrato?! “Aò, devi prende la trentottobbarato!”)

- “IL” invece indica esclusivamente il tram: <Laggiù c’è il capolinea del 5> 

- Per le metro invece è facile: sono tre, di tre colori diversi (gialla, verde, rossa) ed anche le fermate sono tutte allegre e colorate
(è fantastico nelle stazioni “di scambio”: se il piano -1 è tutto di un colore, scendi le scale mobili ed entri al -2 in un universo totalmente di un altro colore!)



COMPORTAMENTI OSSESSIVO-COMPLUSIVI #1 

Anni fa, in una gita di qualche giorno qui a Milano, mi trovavo alla stazione metro di Lambrate, capolinea di numerosi autobus e tram. Ovviamente mi ero dimenticata quale fosse il numero del tram che dovevo prendere, quindi avevo deciso bene di chiedere al simpatico autista: “Scusi, questo va al duomo?”
“No, mi dispiace”
“Ma comunque arriva vicino al centro?”
“Scusi signorina ma c’è tutto scritto sulla palina, se per favore mi fa chiudere le porte perché dovevo già essere partito un minuto fa e sono in ritardo!” 


COMPORTAMENTI OSSESSIVO-COMPLUSIVI #2 

Domenica scorsa, ore 17: vado a vedere una casa a circa 2 km da dove mi trovo adesso. Al ritorno decido di non farmela a piedi e prendere un autobus. Memore delle precedenti esperienze, mi studio per bene la “palina” per capire quale sia l’autobus che più si avvicina alla mia momentanea abitazione. (A Roma la domenica se ti vuoi muovere in autobus ce puoi pure morì de vecchiaia, quindi ero pronta ad aspettare anche un bel po’.)
L’orario stampato dice che il 91 passa ogni 10 minuti nei festivi…(prima espressione basita) Oh, figo! c’è anche il tabellone elettronico! Solo 7 minuti di attesa?! Fantastico…giusto il tempo di una sigaretta!
Quando ne mancano 4 arriva un simpatico nonnetto che legge l’orario e sbuffa. Bah.
Dopo pochi secondi il tabellone si ri-aggiorna e appare scritto 6 minuti. Vabbè, tutto nella norma, ce può stà, no? A quanto pare NO, perché il nonnetto comincia a sbraitare contro l’ATM “non funziona mai niente!”
…eh beh. Inizio a capire perché considerino Roma una città meridionale… 

COMPORTAMENTI OSSESSIVO-COMPLUSIVI #3 - il programma per il futuro dell'ATM

Wi-fi e semafori intelligenti «Bus più veloci e puntuali» 
Onda verde sulla 90-91, partita la sperimentazione tra Piola e Zara. Maran: prima i pendolari 

MILANO - Precedenza all'Atm. L'onda verde sfrutta i semafori intelligenti e viaggia sulla connessione wi-fi , riorganizza i tempi d'attesa agli incroci, riconosce e separa i flussi di traffico, attribuisce priorità ai mezzi pubblici e prolunga lo stop alle auto. È una corsia preferenziale invisibile: «Vogliamo garantire puntualità e sicurezza al servizio-pendolari». La sperimentazione è stata avviata ieri sulla circolare 90/91, tra le fermate di Piola e viale Stelvio-Zara. Il lavoro di adeguamento tecnologico si prenderà quasi due mesi, procederà per tappe (sei) e sarà concluso il 6 novembre, quando la tecnologia sarà attivata su tutto l'anello. In pratica: il semaforo dialoga col filobus attraverso Internet senza fili, «vede» in tempo reale l'arrivo del mezzo e gli consegna la precedenza. Obiettivo: ridurre i tempi di percorrenza lungo la cerchia Isonzo-Lotto e aumentare le frequenze alle fermate. Quindici minuti di «risparmio» su ogni giro della 90/91. 

[da http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/11_settembre_15/atm-sperimentazione-wifi-semafori-intelligenti-1901543907233.shtml




Vi saluto con un pezzo abbastanza adatto:

Afterhours - L'inutilità della puntualità

Condizioni climatiche che mi rendono sterile
vorrei approcciarti in modo naturale
ma quando son così mi fai passare per minchione
in fondo ero un tuo organo vitale
o mi ricordo male?
...mi ricordo male!
decido quindi che per il nostro bene 
sarò noiosamente magnetico e intrigante
e adesso si che sono un bel minchione
ma tu mi presti fede 
perchè fuori non si vede

condizioni climatiche che mi rendono sterile
e quanto ci fa male la delicatezza che ci usiamo
per non farci male
ma se guardassi dentro quel che dico
mi vedresti urlare quanto son contento
che Milano non sia la verità
Milano non è la verità
Milano non è la verità
Milano non è la verità

condizioni climatiche che mi rendono sterile
cosa farete quando la novità che rappresentate sarà finita?
vi appellerete all'inutilità della puntualità
della puntualità
Milano non è la verità
Milano non è la verità
Milano non è la verità.

martedì 18 ottobre 2011

Un po' di sana ironia

Mi sono fatta le migliori risate leggendo questa pagina, e non posso fare a meno di linkarla...si abbina perfettamente allo stile del mio blog!

...e concludo con il mitico Mastrandrea:
(puntata 74 di Tolleranza Zoro)

Politecnico Days

Il Politecnico di Milano è articolato in 9 Scuole, ognuna delle quali raggruppa corsi di studio - di diverso livello e attivi in uno o più poli territoriali - afferenti a ambiti disciplinari affini.


Architettura e Società
Architettura Civile
Design
Ingegneria Civile, Ambientale e Territoriale
Ingegneria dei Sistemi
Ingegneria dei Processi Industriali
Ingegneria Industriale
Ingegneria dell'Informazione
Ingegneria Edile/Architettura

Io personalmente sono nella Scuola di Architettura e Società, dove i corsi offerti sono:


La mia specialistica, Pianificazione Urbana e Politiche Territoriali (PUPT), è pensata per chi alla triennale ha fatto Urbanistica. Non mi chiedete quelli di Ambientale o quelli di Produzione Edilizia che fine facciano, perché non lo so! 

Fatto sta che io mi sono laureata in Scienze dell’Architettura, e secondo la loro logica mi sarei dovuta iscrivere solo alla magistrale di Architettura. 
Invece ho deciso di fare Pianificazione. 
Motivo per cui hanno carinamente deciso di darmi 3 integrazioni curricolari (24 crediti in totale, bastardi) per “avere una base” simile a quella dei miei colleghi. 
Adesso, quindi, sto seguendo 3 corsi della Triennale di Urbanistica e 2 della Magistrale (ciò implica che manco ho cominciato e già sto indietro con gli esami!)

Tutto questo pippone di premessa per dire che spesso e volentieri mi ritrovo in aula con bambocci del ’92 al primo anno. Che vergogna ‘-.-

Ad Urbanistica tutti hanno un’ammirazione reverenziale per gli Architetti, e inizio a capire perché. In questa triennale fanno esami simili fra loro, molto teorici, e non usano né AutoCad né Photoshop né altro… non sanno fare progetti di abitazioni, negozi, musei, impianti (vabbè, questi ultimi manco io, ma per mia colpa) e non si dilettano con Concept, Plastici, Tavole, Layer e chi più ne ha più ne metta.

Le lezioni della Triennale sono estremamente teoriche –azzarderei un “filosofiche”- e parecchio ripetitive. Per chi lo conoscesse, direi che siamo nel regno di Giovanni Caudo (prof. Di Urbanistica a Roma Tre, il mio grande amore) …anzi, lui qui verrebbe quasi considerato uno troppo “pratico”!

La cosa divertente è che invece i professori sono tutti Architetti successivamente specializzati in Urbanistica, e quando spiegano mettono in continuazione frasi come 
“Se voi foste architetti probabilmente fareste caso a …” oppure “Un architetto a questo punto saprebbe come fare…” o ancora “Vi spiegherei anche questa cosa, ma tanto non fate architettura” ecc. ecc.
Ed io mi sento molto pheeega!

Parliamo invece delle lezioni della specialistica. Qui c'è del bello, lo ammetto.

I corsi sono in inglese, tenuti da professori italiani che parlano inglese.
I miei colleghi sono per il 70% stranieri. Ci sono degli americani che già mi stanno sulle balle: sempre in prima fila, sempre a fare interventi con tono di contestazione, ma soprattutto INTERVENGONO  IN CONTINUAZIONE  e PARLANO NEL LORO FOTTUTISSIMO SLANG INCOMPRENSIBILE
Passi per la lezione in inglese (anche se i miei appunti fanno ridere, frasi in mezzo inglese e mezzo italiano), ma anche l’intervento del secchione che parla il suo dialetto simil-inglese... NOOO!
“mai consdrèscn’baut di text is a soootov desk’ssion’baut de prn’sipals tiiims of di aaagumn’t”
(trascrizione fonetica di “my consideration about the text is a sort of discussion about the principal themes of the argument”

...sembra di vedere uno di quei telefilm americani sui college in lingua originale.
Peccato che non ci siano i sottotitoli.
E peccato anche che tutti gli altri stranieri li capiscano alla perfezione! (quindi se chiedi di ripetere slowly sembri un ignorantone).
Voglio i sottotitoli!!!

Ovviamente, per ironia della sorte, il corso è strutturato per essere un continuo dibattito fra gli studenti sui temi presentati dai professori. E ovviamente gli articoli da commentare sono robe filosofiche in inglese. Olllè!

Ora, giusto per allietarvi la vita, vi copio-incollo un minuscolo estratto del sobrio e leggero articolo che abbiamo commentato oggi.
“The communicative model draws on two philosophical approaches— American pragmatism as developed in the thought of John Dewey and Richard Rorty and the theory of communicative rationality as worked out by Jürgen Habermas. The two strands differ somewhat in their methodologies. Neopragmatism tends toward empiricism, with its exemplars searching for instances of best practices within planning from which generalizations can be drawn.”

-per la sobria lunghezza di 29 pagine in pdf!
Insomma, ‘na pesantata totale.

Oltretutto fuggire dalle aule è IMPOSSIBILE. 
I geniali progettisti delle aule hanno messo la porta di ingresso di fianco al professore. 
E qui i professori salutano chiunque entri o esca “Buongiorno! Arrivederci!”
E in aula siamo troppo pochi per confonderci. AIUTO!

Per finire, le aule sono molto fighe, senza dubbio. Ma le sedute sono scomode, cazzo, scomodissime! Manco un sonno tranquillo me posso fa!


Detto ciò vi saluto dall’alto della mia nordicità (e dall’omogeneo triste grigiore di questo cielo milanese) e ripeto: mannaggia alle brioches!

P.S. Stamattina sono stata nuovamente “corretta”
“Un cornetto semplice, per favore”
“Voilà signorina, ecco la sua brioche vuota!”