mercoledì 30 novembre 2011

La Questione Tinta per capelli.

Piccola parentesi di sfogo. 

Oggi mi sono data alla ricerca di un articolo piuttosto banale, facilmente reperibile ed utilizzatissimo dalle donne di tutte le età: una semplice tinta per capelli rossa. Quelle che a Roma si trovano ovunque, o almeno IO ho sempre trovato ovunque.


Ho iniziato con il supermercato sotto casa: niente.
Poi il supermercato vicino all’università: niente.
Poi al supermercato un po’ più avanti: 15 minuti di camminata, e…niente.

Dappertutto solo colori smorti, biondo o castano.

-Vabbè- mi sono detta –proviamo in un altro tipo di negozi-

Sono andata alla Upim, e anche lì solo colori base.

Ad un certo punto ho pensato: “ma certo! La Profumeria!”

Prima profumeria, entro e chiedo: “scusi, tinte per capelli?”
“Tinte? [sguardo basito, come fosse una parolaccia] Non ne trattiamo!”
(eh, per carità!)

Seconda profumeria, stessa domanda.
“Abbiamo solo queste due”.
Due. DUE TINTE E BASTA?! Ma dove vivete?

Terza profumeria, sempre stessa domanda.
“Signorina, questa è una PROFUMERIA. Qui vendiamo PROFUMI”

Dentro di me non ci ho visto più. GRAZIE AL CAZZO CHE VENDETE PROFUMI! Porca miseria, non sono una demente, è che si dà il caso che A ROMA le profumerie vendano anche tinte per capelli, molto spesso!

Quindi me ne sono tornata mogia mogia a casa, circondata dalla simpatica nebbia-che-vuol-dire-che-non-piove…domani andrò al negozio di articoli per parrucchieri, lì ce l’avranno, no!? CAZZAROLA! Ma le donne milanesi vanno tutte dal parrucchiere?! O c'è qualche "sfigata" che si fa la tinta da sola?!

martedì 29 novembre 2011

La convivenza #1 [introduzione]

Hola! Sono tornata a scrivere, come promesso. Devo dire, sinceramente, che la mia dose di sarcasmo e cinismo nei confronti di questa grigia città è decisamente diminuita, molto probabilmente perché mi sto ambientando e sto iniziando a conoscere tante nuove persone e a vedere un po’ meno nero il mio futuro qui… ciò non toglie il fatto che la vita quotidiana in questo nord continui ad offrire notevoli spunti di riflessione e di battute (sarebbe folle pensare il contrario).

Però, prima di passare al racconto della nuova vita in coinquilinanza, trovo necessario aggiungere un paio di clausole ad alcuni miei precedenti post.

Clausola #1_La Questione Trasporti Pubblici.
Mi sono recentemente trovata in difficoltà durante una conversazione con un ragazzo di Milano sulla definizione di un mezzo di trasporto, quello che comunemente a Roma viene chiamato “trenino” e che altro non è se non il treno regionale che passa internamente alla città, effettuando fermate in punti strategici quali Ostiense o Tiburtina. La conversazione si è svolta più o meno così:

“Hai presente Viale Argonne?”
“Forse sì…è quella vicino al passante?” “…eeh?!”
“il passante Dateo”
(a prescindere dal fatto che avevo capito PASSANTE DA TEO, vabbè) “…ma che è il Passante?!”
“Il Passante! Che vuol dire <che è?>?! Come lo chiamate a Roma?”
“Eh, che ne so? Non so manco cosa sia!”
“Il Passante è il treno regionale che ferma in città…voi come lo chiamate, scusa?!” “Noi un treno lo chiamiamo semplicemente TRENO…”

Però per stavolta devo fare pippa perché wikipedia (sempre sia lodata, comunque) autorizza l’esistenza di questa definizione, quindi è per forza corretta e “ce devo stà”. 

Clausola #2_...ma che freddo fa?
Ho rivalutato molto “er nebbia”…infatti ormai quando sento gli amici romani (o mia madre, che è peggio di loro certe volte) cantarmi “solo la nebbia, c’avete solo la nebbia!” penso istintivamente “ma magari!!!” (sì, nella nuvoletta del pensiero che mi esce dalla testa appare la scritta con ben TRE punti esclamativi).

Il fatto è che SE C’È LA NEBBIA VUOL DIRE CHE NON PIOVE. E sinceramente, non dovendo guidare ma andare a piedi, non me ne frega niente che non si veda a distanza di 3 metri…
E poi c’è da dire che sotto molti aspetti è affascinante!
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Ok, penso sia arrivato il momento di parlare della mia nuova condizione di vita, o almeno iniziare da qualche parte. La prima&importantissima premessa da fare è dire che in questa casa sto davvero bene. Dopo aver cercato così a lungo una stanza singola, credevo che “accontentarmi” di una doppia sarebbe stata un’esperienza sofferta, ed invece devo ricredermi! Un po’ per la mia solita sfacciata fortuna nel trovarmi dei coinquilini fantastici, e soprattutto una compagna di stanza tranquillissima, un po’ per lo spirito di adattamento che non mi manca, più passano i giorni più mi trovo bene qui! 

Innanzitutto: la casa. Sono talmente vicina al Politecnico che la mattina (poverina) non riesco neanche a fumare una sigaretta intera nel tragitto dal portone all’atrio. Lo so, vi faccio pena e compassione, vero?! Questi sò problemi! La posizione è da paura, e tra l’altro sia il balcone della camera dove sto io che il balcone della cucina danno su due cortili interni, quindi stiamo anche nel silenzio.

Ah, la stanza è anche potenzialmente molto luminosa. Ma, sempre per il solito discorso, visto che il sole da queste parti è un lusso per pochi non è che mi cambi molto… magari più in là, in primavera, sarà piacevole! 

Secondo punto: i coinquilini. Siamo in 5 in casa, 3 maschi e 2 femmine. La mia compagna di stanza è adorabile, tranquillissima, riservata e non ha strane manie o paranoie, per cui conviviamo perfettamente. Anzi, mi sa che sono io la “rompiballe”, o quantomeno la caciarona della situazione! I ragazzi sono divertentissimi. Essendo maschi, ovviamente, sono shallissimi. Certo, la loro concezione di “pulizia” è vagamente diversa dalla nostra (mia e di Eva, intendo, non so quali siano i canoni delle altre ragazze nel mondo), ma a parte questo devo dire che mi trovo benissimo. Sto anche iniziando ad interpretare l’accento bergamasco e a sostenere una conversazione senza troppi “eeeh?”…passi avanti per me!
E, a proposito di “passi avanti”, la mia nuova filosofia di vita è “impariamo una cosa al giorno”. Siccome quotidianamente combino qualche danno, più o meno grave (tipo dimenticare di mettere il sale nella pasta, rompere qualche piatto, stingere i vestiti in lavatrice, ecc) ho deciso di farmela prendere a bene e aggiungere ogni giorno una lezione in più sul mio curriculum vitae.
Il primo giorno, per esempio, ho imparato che non è bene mettere i pachino tagliati in 4 parti nella pentola di olio bollente; oggi ad esempio ho imparato che il LIDL è meno vicino del previsto e che non è pensabile fare la spesa per tutta la settimana per poi accollarsi le buste stracariche, parlare al cellulare e fumare contemporaneamente nel lungo tragitto a piedi fino a casa. Grandi lezioni di vita ‘sta Milano! 

E'decisamente troppo tardi... Per ora chiudo le comunicazioni, ho fatto tardi per chiacchierare in cucina con gli altri (che meraviglia queste situazioni!) e domani ho lezione…passo e chiudo, a prestissimo con il prossimo “capitolo”!

domenica 20 novembre 2011

"Er Nebbia"

Photosession al nebiùn che in questi giorni ci sta "allietando" con la sua perenne incombenza... da un lato è sicuramente affascinante (soprattutto per chi non è abituato) e poi se c'è nebbia vuol dire che non piove! 
(come si dice da 'ste parti: Se l'è minga suppa l'è pan bagnàa!)













P.S. Sì, il cielo di notte, quando c'è nebbia, è arancione.
Non stile "rosso di sera bel tempo si spera"...proprio
ARANCIONE - ARANCIONE!




Cosa c'è nella nebbia in Valpadana?Ci son cose che a dirle non ci credi, non ci credi nemmeno se le vedi (a parte il fatto che non le vedi!)Che cos'è questa nebbia in Valpadana?E' un fenomeno dell'umidità, se rimani intrappolato dentro...si incasina la mentalità!
Istituti di Credito, banchieri che si impiccano, le mani si puliscono, i piedi se la squagliano, gli amanti non si lasciano, le mogli si intromettono, i mariti le perdonano ma dopo le trafiggono! Le strade non finiscono, gli incroci non si vedono, i semafori non servonoi cammelli non esistono!
Nebbia in Valpadana, come una sottana, sotto tanti affari, calmi gli altri mari,nebbia in Valpadana, sposta la sottana, un po' di posto anche per me,nebbia in Valpadana, togli 'sta sottana, voglio far l'amor con te!

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P.S. Non mi sono dimenticata del blog...è che non mi piace scrivere quando ho pochi argomenti! Don't worry: stanno già arrivando nuovi spunti da questi primi giorni di coinquilinanza!
P.P.S. Mi trovo troppo bene in questa casa! Daje!

martedì 15 novembre 2011

Accasata!

Finalmente! A quanto pare, almeno uno dei miei casting è andato a buon fine.
Andrò in una comoda stanza doppia vicinissima al Politecnico...





Sapete cosa vuol dire, sì? 
Che a breve inizierà tutta una nuova serie di post (conoscendomi, troverò degli spunti ogni giorno) intitolata "La convivenza"...Mi serve giusto il tempo di ingranare!

venerdì 11 novembre 2011

Potevo diventà poeta!

Stasera mi sento creativa (l'attesa per il verdetto dei casting per la stanza mi sta facendo impazzire) e quindi ho deciso di buttare giù due righe in rima dedicate i miei fantastici amici di Roma (rigorosamente in dialetto romano)


‘Na serata trasteverina

Cala er sole sopra Roma
e s’accennono i lampioni
Ritornamo a casa n’fretta
e magnamo du’ bocconi

Poi ‘ncomincia la trafila
coi messaggi e cor PC
E ndò nnamo? Mò che famo?
Ma che davero, non stai a uscì?!

Nun ce piace restà a casa
quindi uscimo: e chi c’ammazza?
Come ar solito la punta
a Trilussa, dieci e mezza!

Ma fra er traffico e ‘r parchimetro
e il parcheggio – c’è carenza
Chi se trova là per primo
c’ha da avè molta pazienza!

Dopo forse circa n’ora
ce sò tutti, ma è normale
se sa bene che er romano
non ariva mai puntuale!

Se ‘ncomincia la serata
co’ du’ chiacchiere e ‘na bira
non se fa mai chissà cosa
ma se ride e se delira

C’è l’amica chiacchierona
che straparla tutto er tempo
c’è il fattone che cazzeggia
e gira canne ogni momento

Ce sta er timido di turno
che sta zitto, guarda e beve
ce sta quella già ubriaca
che diventa un po’ più greve

C’è l’amico un po’ saccente
che specifica ogni cosa
E ogni vorta c’è er marocco
che te vò venne ‘na rosa.

Sulle scale ce sta er mondo,
(sempre e solo gente assurda)
a na certa d’improvviso
ecco spunta er Mago Guarda!

Ogni vorta, nun so come
passa er tempo e nun m’accorgo
giro l’angoli e me perdo
pe’ le vie di questo borgo

Questo è ‘r modo che conosco
pe’ svortamme ‘na serata:
co’ gli amici, basta poco
du’ birette e ‘na risata

Io ve giuro, me ce impegno
vorrei proprio tornà presto
ma ogni vorta, mille fatti
faccio tardi e me devasto!

Cò ‘ste righe, cari amici
ve volevo ringraziare
…e ringrazio Roma bella:
Io ce vojo ritornare!

giovedì 10 novembre 2011

La Ricerca di una casa #3

Spero vivamente di essere giunta all’ultimo capitolo della vicenda “ricerca di una casa” (click per capitolo 1 e capitolo 2) anche perché spero di aver finalmente finito questa tribolazione. Nell’ultima settimana mi sono concentrata sulla ricerca di una stanza singola, per ottenere una sistemazione definitiva senza troppi sballottamenti, e soprattutto più tranquilla. Per ogni evenienza, comunque, ho visto anche alcune stanze doppie e ne ho selezionata una in particolare dove i coinquilini sembrano tranquillissimi.

Il problema, infatti, è che le stanze singole fanno parecchia gola, soprattutto quelle a prezzo medio-basso (fra i 360 e i 400 euro al mese), mentre quelle doppie in pratica te le tirano dietro e sono generalmente disponibili da subito.

Ma procediamo con ordine: 
la prima cosa da fare è chiamare la persona che ha messo l’annuncio e fissare un appuntamento. L’ironia della sorte vuole che tutte le persone fissino gli appuntamenti per lo stesso orario nello stesso giorno, generalmente verso le 19.30, per cui dopo aver fissato il primo devi anche fare il rompiballe di turno con gli altri chiedendo di anticipare o posticipare. Già questo –sembra un’inezia- può compromettere la tua immagine e farti perdere punti bonus ”perfetto coinquilino”

Eh già, è proprio così: sembra esattamente un gioco a punti, dove la stanza è il premio in palio di un concorso in cui diversi personaggi giudicano e assegnano un voto agli sfidanti. 


Il primo puntosi acquisisce/perde con la telefonata iniziale, i restanti vengono giocati tutti nella visita della stanza e poi c’è il bonus finale della telefonata per l’esito (ma a quel punto ormai il dado è tratto, quindi non serve granché).

Il mio incontro con gli abitanti di solito avviene secondo questo format:
- Citofono, e con voce allegra faccio: “sono Marzia, per la stanza!” (nel caso di videocitofono ricordarsi di annettere sorriso standard)
- Salgo per le scale (generalmente mi dimentico il piano 30 nanosecondi dopo che me l’hanno detto, quindi salgo a piedi sperando di trovare la porta aperta)
- Dò una stretta di mano con sorriso falso e presentazione, mentre con una sola occhiata cerco di capire che tipi siano i potenziali coinquilini

Dopodiché parte il tour della casa: 
questo è il salotto (quando c’è), questa è la cucina (“scusa per il disordine ma stavamo cucinando/siamo appena tornati/stiamo per uscire”), questa è la stanza dove sto io (che me frega?! Arriva al sodo!), questo è il bagno (e ogni volta tendono a specificare “questo è il wc, questo è il bidet, questo è il lavandino”…grazie, gli occhi ce li ho anche io!), questa è (rullo di tamburi) la stanza che è in affitto!

Perfetto, per i miei gusti la cosa può finire qui, faccio giusto le 5 domande necessarie (“Quanto viene l’affitto? Le spese più o meno a quanto ammontano? Internet c’è? La lavatrice? Il riscaldamento è autonomo o centralizzato?”) e, secondo me, la visita si potrebbe concludere con un cordiale saluto e un “vi faccio sapere al più presto” da parte mia. Giusto?

No.

Non è mai vero.

Qui inizia la parte inquietante: il temibile nonché fuori luogo colloquio “da casting”. 



Nel giro di 7 secondi vieni improvvisamente accerchiato dai P.C. (Potenziali Coinquilini), che, come i fantasmi di Casper, diventano improvvisamente enormi ed inquietanti. 


Con una voce stile Strega-di-Biancaneve iniziano il loro interrogatorio, e tu provi inizialmente a fronteggiare il nemico rispondendo con tono sereno e pacato, ma dopo un po’ diventi sempre più piccolo e indifeso finché non assumi le sembianze di un topino di Cenerentola e vorresti metterti a piagnucolare. 


Vi sembra una cosa giusta?! A parte la metafora Disneyana, non trovo assolutamente corretto il voler mettere in soggezione il potenziale futuro abitante della casa indagando sulle sue abitudini e sulla sua vita. Ci sta, da una parte, che tu voglia farti un’idea di chi metterti in casa, ma chiedere esplicitamente “sei una che si porta spesso ragazzi a casa?” mi sembra poco carino. Figuriamoci, le prime volte mi sembrava inopportuna anche la domanda “sei freddolosa? Perchè noi tendiamo a tenere spento il riscaldamento” o “usi molto il pc? Sai, per la corrente…”

E poi una cosa che mi manda in bestia: perché ci sentiamo per telefono, dalla voce ti sembro una persona OK, mi fai venire a vedere la casa e poi mi dici “noi affittiamo solo a lavoratori e non a studenti”? Ma perché, cosa ti cambia? Se sono qui è evidente che ho una famiglia alle spalle che può aiutarmi nel pagamento dell’affitto, no? Quantomeno allora scrivilo direttamente nell’annuncio, diamine!

Una volta finita la tortura, oltretutto, ti senti dire “ti richiameremo fra una settimana circa quando avremo deciso” , partendo già dalla convinzione che a te la stanza interessi, che loro ti stanno simpatici e che ti possa permettere l’affitto. 


A questo punto che fare? Ovviamente se la stanza ti è piaciuta, vista la grande concorrenza, ti conviene richiamare e comunicare il tuo interesse. Senza sembrare un accollo, ovviamente, ma solo per dire “ehi ehi ehi, ricordatevi di me!” (suona patetico? Funziona così!) e poi ASPETTARE. Estremamente snervante, perché nel frattempo magari devi dare risposta alle famose “doppie che ti tirano appresso” e che, ovviamente, premono affinché tu vada lì. Solo che fino a che i coinquilini della singola non ti “approvano” devi aspettare. 


Tutta questa situazione porta ad un livello di stress non indifferente, perché oltretutto i tempi per le “decisioni” sono sfalsati di casa in casa, loro tendono ad incontrare quanti più candidati possibili, mentre tu vorresti sapere subito se avrai un tetto sulla testa a breve oppure no.

Per la cronaca, io ho smesso di cercare: attualmente ho 3 stanze singole dalle quali attendo referti, e in caso decidessero di prendere qualcun altro (per i più svariati motivi) andrò nella doppia (in tal caso sperando che nessuno me la freghi).

Vi saluto con una allegra canzoncina adatta alla situazione:


e con il video di Big Bang Theory (grazie Greta!) in cui Sheldon fa firmare il contratto tra coinquilini al povero Leonard!


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sabato 5 novembre 2011

La Questione Sticazzi

Si avvicina il primo mesiversario del mio arrivo al nord, e Milano ha deciso di festeggiare regalandomi 3 allegri giorni di pioggia ininterrotta. Quindi è necessario mantenere un tono leggero in questo post, altrimenti potrei cadere in una fase depressiva stile baratro-senza-fondo.

L’altro giorno, all’università, per passare meglio le 6 ore di lezione in inglese, con la mia amica bergamasca abbiamo iniziato a stilare un elenco di espressioni idiomatiche (dal romano al bergamasco) suddivise per argomenti, ricalcando vagamente lo stile del rinomatissimo libro “Come t’antitoli? Ovvero, si le cose nun le sai, salle!” e del comodo Manuale di conversazione della metropoli periferica romana.

Sotto la voce “espressioni di stupore” la buona Laura mi ha scritto “sticazzi!” e “stocazzo!”, facendomi tornare in mente un argomento di cui avrei voluto scrivere da quando ho inaugurato il blog: la fondamentale questione "Sticazzi"




A Milano, come in generale in tutto il nord, l’espressione “sticazzi” viene utilizzata comunemente in due modi completamente differenti, e solo un orecchio attento all’intonazione (non il mio, per esempio! A me sembra che parlino sempre con la stessa verve di un bambino lagnoso) può distinguere il senso che gli viene attribuito nel contesto specifico. 

Da queste parti, infatti, “sticazzi” può significare SIAchissenefregaSIAma dai, davvero?” (il corrispettivo romano di “me cojoni!” – ovviamente non inteso in senso ironico).

Stesso discorso per “stocazzo”: raramente viene usato come a Roma (“sé, stocazzo!”), molto più spesso per signficare “minchia, incredibile!”…

Piccola parentesi per gli amici nordici: a Roma “sticazzi” significa ESCLUSIVAMENTE non me ne può fregare di meno”, per l’altro significato di “stupore ed incredulità” abbiamo la comoda espressione “mecojoni!”
Per il corretto uso della parola “sticazzi”, faccio riferimento a questo video: 


Per la distinzione netta di significato fra “sticazzi” e “mecojoni”, segnalo quest’altro video:

Stocazzo” invece può essere usato sia come un nome/aggettivo attribuito a chi se la tira, credendosi –ingiustamente- superiore a qualcun altro (“quello lì si sente stocazzo!”) sia per simpatici scherzetti burloni (in pratica è normale, chiedendo “chi è?”, sentirsi rispondere “stocazzo!”).


Esempio tipico di conversazioni travisate dalla sottoscritta:

A: “Sono stato ad una serata pazzesca, ci saranno state diecimila persone!”
B: “Sticazzi!”
(a me viene giustamente da pensare che l’altra persona sia vagamente maleducata e menefreghista)

A: “Ho visto una casa a due minuti a piedi da qui, sarebbe perfetta!”
B: “A due minuti? Stocazzo!”
(cominciate a capire il mio disagio?!)

Quindi, se io vado in giro a dire “sono andata a cena in quel famoso locale costosissimo” e mi sento rispondere “sticazzi!” non dovrei offendermi, piuttosto dovrei essere contenta di aver destato lo stupore dell’altra persona.

Difficile, prima o poi spero di abituarmi quantomeno spero di riuscire a distinguere le due intonazioni!

Attualmente la parlata milanese mi sembra tutta sempre uguale. (A tal proposito, allego video con simpatico ragazzo milanese che parla in italiano –non in dialetto!- giusto per farvi sentire la cadenza)

Chiudo ricordando agli amici milanesi che “sticazzi” è un termine di origine romana, ed è l’abbreviazione (perché semo pigri e nun ce và de sprecà fiato) della locuzione “e sti cazzi non ce lo metti?



Quindi, per favore, usatelo nel senso giusto! 
Poi vabbè, ovviamente voi fate come vi pare...sticazzi!!!

November Rain



mercoledì 2 novembre 2011

Rientro a Milano

Batterie ricaricate, dopo un lungo ponte di 6 giorni nella capitale. 
Giornate di sole splendide, calde e tranquille, serate un po' più fresche ma divertentissime e devastanti. Come si fa a non amare Roma? Come si fa a non amare i romani?

Quando dico che non me ne sono andata per "scappare" da qualcosa dico davvero: io a Roma sto troppo bene.

Sono atterrata poche ore fa a Malpensa, dopo aver nuovamente maledetto easyjet (non so se sia la compagnia che fa schifo o certe cose capitino solo a me!) ed aver finalmente visto dal vivo la famosa nebbia di Milano, che non avevo mai sperimentato di persona.

All'atterraggio, guardando fuori dal finestrino, ho contato 4 strati netti di nuvole (quello più in basso arrivava fino a terra). Da qui la mia infelice battuta "il cielo di Milano è come un foglio di alluminio DomoPak...anzi, DuomoPak!"

Ok, blanda ironia a parte, devo dire che sono un po' giù di morale perché devo ricominciare daccapo la ricerca di una casa. Il contratto con la casa dei miei sogni non è andato in porto perchè non siamo riusciti a trovare la 4° ragazza, e quindi si torna al punto #1

A tal proposito, su bakeca.it ho trovato un annuncio che mi ha fatto rotolare in terra dalle risate. (cliccare sull'immagine per ingrandirla)


...credo si commenti da solo!

Quest'altro invece è l'annuncio di un appartamento mistico che magicamente si espande in tutti i quartieri nord-est di Milano...ah, la santità! (bella l'immagine della madonna, soprattutto!)


A presto con nuovi (e più seri) aggiornamenti!