giovedì 10 novembre 2011

La Ricerca di una casa #3

Spero vivamente di essere giunta all’ultimo capitolo della vicenda “ricerca di una casa” (click per capitolo 1 e capitolo 2) anche perché spero di aver finalmente finito questa tribolazione. Nell’ultima settimana mi sono concentrata sulla ricerca di una stanza singola, per ottenere una sistemazione definitiva senza troppi sballottamenti, e soprattutto più tranquilla. Per ogni evenienza, comunque, ho visto anche alcune stanze doppie e ne ho selezionata una in particolare dove i coinquilini sembrano tranquillissimi.

Il problema, infatti, è che le stanze singole fanno parecchia gola, soprattutto quelle a prezzo medio-basso (fra i 360 e i 400 euro al mese), mentre quelle doppie in pratica te le tirano dietro e sono generalmente disponibili da subito.

Ma procediamo con ordine: 
la prima cosa da fare è chiamare la persona che ha messo l’annuncio e fissare un appuntamento. L’ironia della sorte vuole che tutte le persone fissino gli appuntamenti per lo stesso orario nello stesso giorno, generalmente verso le 19.30, per cui dopo aver fissato il primo devi anche fare il rompiballe di turno con gli altri chiedendo di anticipare o posticipare. Già questo –sembra un’inezia- può compromettere la tua immagine e farti perdere punti bonus ”perfetto coinquilino”

Eh già, è proprio così: sembra esattamente un gioco a punti, dove la stanza è il premio in palio di un concorso in cui diversi personaggi giudicano e assegnano un voto agli sfidanti. 


Il primo puntosi acquisisce/perde con la telefonata iniziale, i restanti vengono giocati tutti nella visita della stanza e poi c’è il bonus finale della telefonata per l’esito (ma a quel punto ormai il dado è tratto, quindi non serve granché).

Il mio incontro con gli abitanti di solito avviene secondo questo format:
- Citofono, e con voce allegra faccio: “sono Marzia, per la stanza!” (nel caso di videocitofono ricordarsi di annettere sorriso standard)
- Salgo per le scale (generalmente mi dimentico il piano 30 nanosecondi dopo che me l’hanno detto, quindi salgo a piedi sperando di trovare la porta aperta)
- Dò una stretta di mano con sorriso falso e presentazione, mentre con una sola occhiata cerco di capire che tipi siano i potenziali coinquilini

Dopodiché parte il tour della casa: 
questo è il salotto (quando c’è), questa è la cucina (“scusa per il disordine ma stavamo cucinando/siamo appena tornati/stiamo per uscire”), questa è la stanza dove sto io (che me frega?! Arriva al sodo!), questo è il bagno (e ogni volta tendono a specificare “questo è il wc, questo è il bidet, questo è il lavandino”…grazie, gli occhi ce li ho anche io!), questa è (rullo di tamburi) la stanza che è in affitto!

Perfetto, per i miei gusti la cosa può finire qui, faccio giusto le 5 domande necessarie (“Quanto viene l’affitto? Le spese più o meno a quanto ammontano? Internet c’è? La lavatrice? Il riscaldamento è autonomo o centralizzato?”) e, secondo me, la visita si potrebbe concludere con un cordiale saluto e un “vi faccio sapere al più presto” da parte mia. Giusto?

No.

Non è mai vero.

Qui inizia la parte inquietante: il temibile nonché fuori luogo colloquio “da casting”. 



Nel giro di 7 secondi vieni improvvisamente accerchiato dai P.C. (Potenziali Coinquilini), che, come i fantasmi di Casper, diventano improvvisamente enormi ed inquietanti. 


Con una voce stile Strega-di-Biancaneve iniziano il loro interrogatorio, e tu provi inizialmente a fronteggiare il nemico rispondendo con tono sereno e pacato, ma dopo un po’ diventi sempre più piccolo e indifeso finché non assumi le sembianze di un topino di Cenerentola e vorresti metterti a piagnucolare. 


Vi sembra una cosa giusta?! A parte la metafora Disneyana, non trovo assolutamente corretto il voler mettere in soggezione il potenziale futuro abitante della casa indagando sulle sue abitudini e sulla sua vita. Ci sta, da una parte, che tu voglia farti un’idea di chi metterti in casa, ma chiedere esplicitamente “sei una che si porta spesso ragazzi a casa?” mi sembra poco carino. Figuriamoci, le prime volte mi sembrava inopportuna anche la domanda “sei freddolosa? Perchè noi tendiamo a tenere spento il riscaldamento” o “usi molto il pc? Sai, per la corrente…”

E poi una cosa che mi manda in bestia: perché ci sentiamo per telefono, dalla voce ti sembro una persona OK, mi fai venire a vedere la casa e poi mi dici “noi affittiamo solo a lavoratori e non a studenti”? Ma perché, cosa ti cambia? Se sono qui è evidente che ho una famiglia alle spalle che può aiutarmi nel pagamento dell’affitto, no? Quantomeno allora scrivilo direttamente nell’annuncio, diamine!

Una volta finita la tortura, oltretutto, ti senti dire “ti richiameremo fra una settimana circa quando avremo deciso” , partendo già dalla convinzione che a te la stanza interessi, che loro ti stanno simpatici e che ti possa permettere l’affitto. 


A questo punto che fare? Ovviamente se la stanza ti è piaciuta, vista la grande concorrenza, ti conviene richiamare e comunicare il tuo interesse. Senza sembrare un accollo, ovviamente, ma solo per dire “ehi ehi ehi, ricordatevi di me!” (suona patetico? Funziona così!) e poi ASPETTARE. Estremamente snervante, perché nel frattempo magari devi dare risposta alle famose “doppie che ti tirano appresso” e che, ovviamente, premono affinché tu vada lì. Solo che fino a che i coinquilini della singola non ti “approvano” devi aspettare. 


Tutta questa situazione porta ad un livello di stress non indifferente, perché oltretutto i tempi per le “decisioni” sono sfalsati di casa in casa, loro tendono ad incontrare quanti più candidati possibili, mentre tu vorresti sapere subito se avrai un tetto sulla testa a breve oppure no.

Per la cronaca, io ho smesso di cercare: attualmente ho 3 stanze singole dalle quali attendo referti, e in caso decidessero di prendere qualcun altro (per i più svariati motivi) andrò nella doppia (in tal caso sperando che nessuno me la freghi).

Vi saluto con una allegra canzoncina adatta alla situazione:


e con il video di Big Bang Theory (grazie Greta!) in cui Sheldon fa firmare il contratto tra coinquilini al povero Leonard!


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